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Tra Gigabit Society e Digital Single Market: nuova consultazione UE su aiuti di Stato e banda larga


15/09/2020

LE PREMESSE DELLA CONSULTAZIONE. Le infrastrutture di rete rappresentano un tassello fondamentale per la connettività europea e per la costruzione di un sistema economico competitivo e sostenibile. Date queste premesse, le norme di concorrenza giocano un ruolo chiave nell’assicurare che lo sviluppo delle reti avvenga secondo mercato, con l’intervento pubblico chiamato a sopperire esclusivamente nelle aree in cui manchino gli investimenti privati. L’allocazione delle risorse pubbliche segue dunque un modello pro-concorrenziale, basato sulle Linee guida del 2013, delle quali oggi la Commissione intende valutare la compatibilità col significativo sviluppo tecnologico che ha interessato le infrastrutture di rete. [1] 



La consultazione - appena lanciata e aperta agli stakeholders fino al 5 gennaio 2021 - mira dunque a valutare se le regole sugli aiuti di Stato nella banda larga siano ancora in linea con gli obiettivi di politica digitale, o se invece la tecnologia richieda un loro aggiornamento. Peraltro, tale consultazione è parte di un processo di valutazione più ampio, che include anche analisi interne e studi preparati da soggetti indipendenti. La Commissione renderà noti i risultati in uno Staff Working Document, e le valutazioni forniranno la base per le future decisioni in materia di infrastrutture di rete e sussidi statali.

LE LINEE GUIDA 2013 TRA NORME CONCORRENZIALI E OBIETTIVI DIGITALI. Il punto di riferimento normativo è rappresentato dalle Linee guida sugli aiuti di Stato del 2013: in breve, esse consentono agli Stati membri di fornire sostegno al deployment della banda larga, purché ci si trovi in presenza di un fallimento di mercato e sempre a condizione che l’intervento pubblico conduca a un significativo



miglioramento della qualità di reti e servizi (concorrenza, disponibilità, velocità). 

Le Linee guida 2013 si basano su alcuni precisi principi generali, tra i quali è opportuno ricordare: a) neutralità tecnologica delle infrastrutture; b) possibilità di intervento pubblico anche nelle aree urbane, soggetto tuttavia a condizioni stringenti al fine di assicurare un risultato pro-concorrenziale; c) necessità di garantire reti open access; d) trasparenza sulle infrastrutture esistenti e report ex post; e) necessità che le infrastrutture che godono di finanziamento pubblico assicurino un miglioramento sostanziale rispetto alle reti preesistenti.

Fin dal principio, dunque, le Linee guida 2013 miravano a favorire il concreto raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea per il 2020 [2]: obiettivi almeno in parte raggiunti, stando ai dati divulgati dalla Commissione, in base ai quali l’86% delle famiglie europee ha accesso a una connessione in banda larga ad almeno 30 Mbps e il 30% a una connettività Gigabit. E a colmare il gap infrastrutturale ha contribuito in buona misura proprio l’intervento pubblico, con circa 30 miliardi di Euro stanziati dagli Stati membri tra il 2014 e il 2019.

D’altra parte, come accennato, la normativa europea intende assicurare che l’intervento pubblico si concentri in quelle aree geografiche non in grado di attrarre investimenti privati: le aree, cioè, che in assenza di sostegno statale resterebbero indietro. Proprio per questo, l’equilibrio tra intervento pubblico e assetto di mercato è stato salvaguardato con la previsione in base alla quale il primo non possa aver luogo nei casi in cui vi siano investimenti privati, o almeno piani concreti di investimenti infrastrutturali da parte delle imprese. In tal modo la normativa intende ‘proteggere’ gli investimenti privati, funzionali a uno sviluppo delle infrastrutture di rete secondo logiche di mercato, evitando il verificarsi di casi di intervento pubblico che possano falsare la concorrenza.

Infine, sempre tra le norme di concorrenza, la Commissione ricorda che il General Block Exemption Regulation [3] fa salvi gli Stati membri dall’onere di notificare il sostegno pubblico allo sviluppo della banda larga quando tale intervento si concentri, appunto, in aree dove non esistano già infrastrutture similari e nemmeno piani concreti per il loro sviluppo a breve termine. 

VERSO LA GIGABIT SOCIETY: OBIETTIVI AL 2025. Nel corso degli anni, peraltro, le infrastrutture di rete si sono evolute in maniera esponenziale, al pari delle esigenze degli utenti, che richiedono una maggiore capienza di banda, una minore latenza ed altri miglioramenti tecnologici.

Per tali ragioni, anche alla luce degli EU Digital Policy Goals [4] - tra i quali i “three key objectives”: “technology that works for people”, “a fair and competitive economy”, “an open, democratic and sustainable society” - la consultazione vuole tracciare un quadro degli effetti finora comportati dalla regolazione, in termini di mercato e concorrenza, e delle modifiche normative potenzialmente in linea con il più recente sviluppo tecnologico. 

A ciò si aggiungono gli ambiziosi obiettivi previsti, nell’ambito della connettività, dalla ben nota Comunicazione “Gigabit Society” [5]: lo sviluppo di “very high capacità networks” a sostegno dei servizi del Digital Single Market. La Gigabit Society, è bene ricordarlo, si sviluppa attorno ad alcuni obiettivi primari, da raggiungere entro il 2025, tra cui: a) tutte le famiglie europee dovrebbero avere accesso a una connessione a internet di velocità pari ad almeno 100 Mbps (download), potenziabile fino ad 1 Gigabit; b) tutti i principali motori socio-economici (scuole, nodi di trasporto, fornitori di servizi pubblici, imprese ad alta intensità digitale) dovrebbero avere accesso a una connettività internet pari a 1 Gigabit (download e upload); c) dovrebbe essere assicurata una copertura 5G per tutte le aree urbane e per le principali vie di trasporto terrestre.

I TEMI IN CONSULTAZIONE. Come detto, l’obiettivo della consultazione è comprendere se le regole sugli aiuti di Stato in materia di banda larga abbiano concretamente supportato la realizzazione di reti ad alta velocità, mantenendo al contempo un alto livello di concorrenzialità dei mercati e adeguandosi alle necessità apportate dai nuovi e più ambiziosi obiettivi della Gigabit Society. 

In particolare, la consultazione si sofferma sulla valutazione dell’effettività, dell’efficienza, della rilevanza, della coerenza e del valore aggiunto della normativa attuale. Nel farlo, pone agli stakeholders quesiti eterogenei e inclusivi, che riguardano tematiche quali il digital divide, il mercato interno, il level playing field per gli operatori di telecomunicazioni. Il tutto, naturalmente, sempre con un approccio trasversale e di dimensione europea, come richiesto dagli obiettivi di fondo del Digital Single Market.

© Graziadei Studio Legale

[1] “The State aid Broadband Guidelines, adopted in 2013 and the relevant provisions of the General Block Exemption Regulation (GBER), adopted in 2014, set out specific criteria for the allocation of public funds for the pro-competitive infrastructure deployment in areas that need it most. They seek to ensure that public support leads to modern infrastructure increasing consumer welfare and reducing the 'digital divide' where commercial operators have no incentive to invest, while avoiding crowding-out of private investments, subsidising local monopolies or discriminating certain technology platforms.
[2] Agenda Digitale europea: Comunicazione COM(2010) 245 del 19.5.2010
[3] Regolamento(UE) n. 651/2014 della Commissione del 17 giugno 2014 che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno in applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato
[4] In proposito è possibile consultare il documento “Shaping Europe’s digital future” del febbraio 2020, disponibile a questo link: https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/communication-shaping-europes-digital-future-feb2020_en_4.pdf 
[5] Comunicazione “Connectivity for a Competitive Digital Single Market - Towards a European Gigabit Society”, COM(2016) 587 del 14.9.2016

Ulteriori informazioni: dal link sottostante è possibile raggiungere la pagina ufficiale della consultazione sul sito della Commissione europea

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